L’Italia cade ai quarti di finale: è la Serbia ad interrompere il cammino degli Azzurri ad EuroBasket. Una sconfitta giusta e maturata al termine di una gara in cui la squadra di Djordjevic ha sempre condotto le danze – eccezion fatta per il primo quarto – mantenendosi spesso oltre la doppia cifra di vantaggio. La differenza a rimbalzo è stata una delle chiavi del successo serbo, con l’Italia più che doppiata nel computo totale della carambole catturate. Obiettivamente, vista la forza di questo gruppo, essere arrivati ai quarti come due e quattro anni fa può essere un buon risultato, ma il futuro attualmente è un’incognita.

LA SERBIA E’ PIU’ – La Serbia è più forte, più atletica, più fisica, più talentuosa dell’Italia. Insomma, la Serbia è più rispetto a noi. Il lavoro di Djordjevic in panchina continua a produrre risultati, con la Nazionale mai fuori dalle quattro ad una manifestazione continentale dal 2014 ad oggi, nonostante le assenze con cui Sasha ha spesso e volentieri dovuto fare fronte. Potenziali 4/5 del quintetto assenti a questo EuroBasket, i serbi sono stati plasmati attorno al talento di Bogdan Bogdanovic, uno dei giocatori più eleganti del torneo, cresciuto in maniera esponenziale nel corso degli ultimi due anni e ora pronto a sbarcare in NBA. Il resto della squadra presenta tanti elementi di talento, che Djordjevic ha trasformato in suoi soldati pronti ad andare in battaglia: i vari Lucic, Bircevic, Milosavljevic, Macvan, Stimac, Micic sono tutti giocatori che si esaltano nel sistema e offrono un contributo importante alla causa in uscita dalla panchina o da titolari. Di maggiori libertà gode Stefan Jovic, il regista di questa Serbia, un giocatore solido e capace di contribuire in molti modi alle prestazioni della squadra. Squadra che, seppure rimaneggiata, si presenta alle semifinali con un’unica sconfitta nel percorso fin qui compiuto, proprio contro quella Russia avversaria della semifinale stessa. La Serbia ha stritolato l’attacco italiano, con una difesa fatta di cambi e di aggressività che ha tolto Belinelli dalla partita e lo ha scollegato dal resto dei compagni di squadra, che ha costretto la squadra di Messina a palleggiare molto e a forzare soluzioni di tiro estemporanee e molto statiche. Le cattive percentuali degli Azzurri nel tiro da tre punti sono state frutto dell’ottima difesa della Nazionale di Djordjevic, in grado di eseguire perfettamente il piano partita fin dalle prime battute per prendere in mano il comando delle operazioni e non voltarsi più fino alla sirena finale.

Non c’è stato un solo momento in cui si potesse pensare ad un cambio di volta nella gara, l’Italia non è mai andata oltre il -8 nel secondo tempo e le enormi difficoltà a rimbalzo hanno compromesso ogni tentativo di rimonta. Messina ha provato in tutti i modi a cambiare le carte in tavola e a mettere in difficoltà gli avversari, ma le infinite armi a disposizione della Serbia in panchina hanno fatto la differenza: negli unici momenti in cui gli Azzurri hanno cercato di cambiare l’inerzia, le giocate sontuose di Bogdanovic hanno rimesso la gara sui giusti binari.

Si conclude così l’avventura di Ettore Messina alla guida della Nazionale, un biennio in cui lo stesso allenatore ha lottato e provato a migliorare la squadra, in cui la delusione del mancato accesso alle Olimpiadi ha rappresentato un punto molto basso della storia recente degli Azzurri. Chiedersi perché  non si vince niente da 13 anni è doveroso, capire come invertire la tendenza è il compito che spetta al nuovo CT Sacchetti, che dovrà misurarsi con le qualificazioni Mondiali già a partire da novembre.

QUALE FUTURO PER L’ITALIA? – Sacchetti non si trova di fronte a un compito facile, considerando che dovrà plasmare nuovamente la Nazionale con i giocatori che avrà a disposizione per le qualificazioni Mondiali. Senza gli NBA e i giocatori di EuroLega sarà un’Italia molto nuova e rinnovata, in cui potranno trovare spazio alcuni giocatori che hanno fatto parte del giro della Nazionale nel corso degli ultimi anni ma anche debuttanti assoluti. Occorre aprire un nuovo ciclo, perché la generazione di Belinelli, Datome, Hackett, Gallinari potrebbe avere concluso la sua esperienza con la maglia Azzurra, o essere molto vicina alla conclusione.

Ripartire da Melli, Pascolo, Abass sarà il mantra del nuovo CT, che dovrà selezionare al meglio i giocatori per provare a qualificarsi ai Mondiali dove l’Italia manca da ormai troppi anni. Un nuovo percorso rispetto al gioco molto organizzato di Messina, una scelta fatta sulla base dei risultati che Sacchetti ha ottenuto negli ultimi anni a livello di club. I vertici europei sono ancora distanti, e non è detto che la forbice si dilati ulteriormente, ma questa Italia deve invertire la rotta per provare a tornare ad essere una delle migliori squadre del Vecchio Continente.

Dare fiducia ai giovani sarà un elemento fondamentale per costruire il futuro, perché è vero che spesso i risultati delle Nazionali giovanili sono fuorvianti e rischiano di essere solo controproducenti, ma al tempo stesso i ragazzi devono avere il loro spazio, se meritano di giocare, per potere crescere e misurarsi al massimo livello possibile. Sacchetti non avrà un compito facile, ma ha l’esperienza e le competenze per potere svolgere al meglio il proprio incarico. Ripartendo quasi da zero, per provare a costruire un futuro migliore.

 

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